Outlook sul 2022 - Prima Parte

Introduzione

Il 2021 è stato un anno importante sui mercati finanziari, trainato in particolare dai programmi di acquisto da parte delle più importanti banche centrali per sostenere l’economia. Dall’inizio della pandemia, la politica monetaria più aggressiva è stata sicuramente quella della FED, le cui attività sono aumentate di circa $4000 mld. Ad accompagnare i programmi speciali portati avanti dalle banche centrali è stata l’inflazione, che rispettivamente in Europa e negli USA ha raggiunto il 5% ed il 7%. Il 2021 è stato un anno importante per il FTSE MIB che ha avuto un rendimento pari al 21,5%, come anche i principali indici internazionali, ad esempio lo S&P 500 con uno straordinario 28,7%. Ciò che si domandano gli investitori, però, è quanto questi rendimenti positivi siano stati influenzati dalle banche centrali e soprattutto cosa succederà al termine dei loro programmi. Inoltre, un tema molto in voga negli ultimi anni è l’idea che ci possa essere una bolla, per cui è meglio vendere o rimanere investiti? Altri driver che tengono d’occhio gli investitori sono le stime di crescita economica dei principali paesi, l’inflazione, potenziali nuove ondate o varianti di Covid-19 e rischi geopolitici. Scopriamo quali sono le prospettive nel 2022 degli analisti delle principali banche di investimento su questi temi.

Politica monetaria sull'inflazione

Il 2022 si prospetta come un anno il cui destino sarà ancora una volta influenzato dalle azioni delle banche centrali. In particolare, la FED, che ha sostenuto l’economia americana al ritmo di $120 mld al mese, terminerà il tapering (rallentamento degli acquisti di asset sul mercato da parte di una banca centrale) a marzo e successivamente, monitorando i dati mensili sull’inflazione, sono previsti 4 rialzi dei tassi lungo l’arco dell’anno. L’inflazione americana, come anticipato preceden-temente, è quella che dà più noia agli investitori. A dicembre è salita al 7% su base annua (non si verificava da 40 anni), trainata soprattutto da petrolio ed energia, cresciuti rispettivamente del 49,6% e del 29,3%. Goldman Sachs si ritiene ottimista su questi due elementi in quanto “i prezzi del petrolio sono stati pesantemente colpiti dalla pandemia; quindi, è improbabile che i prezzi dell'energia contribuiscano all'inflazione tanto quanto l'anno scorso”. In particolare, concentra le sue valutazioni sul CPI Core, che esclude cibo ed energia, il quale è aumentato del 5,5% a dicembre, guidato da un aumento del 37,3% del costo di auto e camion usati.

La Figure 1 mostra le diverse componenti dell’inflazione che hanno contribuito all’aumento dei prezzi dello scorso anno: l’impatto dei veicoli usati sull’inflazione è stato pronunciato in aprile, maggio e giugno.

Contribution to MoM Change in US Core CPI

Il dubbio che si pongono gli investitori è se la maggior parte di queste componenti siano transitorie o permanenti. Coloro che sostengono che l’inflazione sia transitoria credono che una volta soddisfatta la domanda repressa post-pandemia e alleviata la carenza di offerta, l’inflazione tornerà a scendere. Come, ad esempio, la domanda di veicoli usati, l’aumento delle tariffe alberghiere e dei biglietti aerei, difficilmente terranno a livelli alti l’inflazione nei prossimi mesi.

Nella Figure 2, il team Global Investment Research di Goldman Sachs evidenzia come determinate compo-nenti possano evolversi nei prossimi mesi impattando negativamente sull’aumento dei prezzi.

Supply-Costrained Categories’ Contributions to US Core PCE Inflation

Altri sostengono che con una crescita dell’economia statunitense del 6,9% su base annua, una politica monetaria così accomodante e tassi reali negativi inevitabilmente porteranno inflazione. BlackRock crede che ci troviamo in un nuovo regime di mercato, dato che è raro che i rendimenti azionari globali siano positivi e le obbligazioni negative, e prevedendo che questo possa accadere nuovamente nel 2022, sarebbe la prima volta che questo fenomeno si ripeta per due anni di fila negli ultimi cinque decenni. Effettivamente non ci siamo mai trovati una ripartenza economica come questa. La risposta che si è data BlackRock alla situazione che si è venuta a creare è molto critica nei confronti della FED. Infatti, crede che le banche centrali avrebbero dovuto reagire in modo diverso. Gli analisti affermano che la presa di posizione della FED di alzare i tassi molto probabilmente una volta finito il tapering, sia un po’ tardivo viste le condizioni attuali. Aggiungono che una volta la FED avrebbe spinto i rialzi già nel 2021, e questo avvalora la tesi del nuovo regime di mercato, caratterizzato da un’alta inflazione che incontra una modesta risposta delle banche centrali, tenendo i tassi reali bassi. Le azioni potrebbero pur beneficiare di questa situazione, ma le obbligazioni continuano a soffrire una curva dei tassi poco inclinata.

La Figure 3 mostra quanto sia diversa la visione di BlackRock e del mercato, riguardo i futuri rialzi dei tassi della FED, da come questa si sarebbe comportata storicamente di fronte all’attuale mix di ristagno e inflazione.

U.S. CPI inflation, federal funds rate and expectations, 1995-2025 (BlackRock)

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