Gazprom e contesto economico russo

Contesto economico russo

La Russia è una delle più grandi economie del mondo grazie anche alle sue vaste risorse naturali. Le industrie principali includono la produzione di petrolio e gas naturale che rappresentano grandi porzioni della economia del Paese. Il panorama economico è cambiato notevolmente dopo l'invasione russa di fine febbraio dell'Ucraina. In risposta all'assalto militare, i paesi occidentali e i loro alleati hanno imposto sanzioni senza precedenti alla Russia. Le sanzioni, che includono il blocco di alcune banche russe da SWIFT e il congelamento delle riserve della Banca Centrale detenute all'estero, hanno portato scompiglio nel sistema finanziario russo, facendo precipitare il rublo ai minimi storici e provocando la chiusura della borsa di Mosca. Data questa realtà e la pressione internazionale, le imprese straniere hanno bloccato le operazioni in Russia, con conseguenti interruzioni della catena di approvvigionamento, riduzione della produzione e del commercio internazionale. In risposta, Moody's, Fitch Ratings e S&P Global hanno tagliato il rating del credito della Russia, mettendo il Paese in un territorio molto rischioso, in mezzo a un rischio incombente di default del credito. In particolare, l'economia dovrebbe espandersi nel 1° trimestre, mentre il pieno impatto delle sanzioni si vedrà probabilmente nel 2° trimestre. Le prospettive sono peggiorate drasticamente nelle ultime settimane. Le dure sanzioni internazionali guideranno un esodo di capitali e investimenti stranieri dalla Russia che, insieme all'impennata dell'inflazione e ad una stretta creditizia dovuta ad una drastica mossa di politica monetaria, danneggerà la domanda interna. Un rischio di default a spirale e un crescente isolamento politico ed economico smorzano ulteriormente le prospettive. Le stime di Focus Economics erano di una crescita del PIL dello 0,7% nel 2022 (un calo di 1,9 punti percentuali rispetto alle previsioni del mese scorso) e dell'1,4% nel 2023; sicuramente, con il prolungamento della crisi dettata dall’invasione dell’Ucraina, le stime non saranno più così rosee.

Gazprom

Gazprom è il più grande produttore di gas nel paese e la Russia ha la più grande fetta di mercato del gas al mondo. Gazprom produce il 68% del gas naturale russo e da sola fornisce il 12% della fornitura mondiale di gas. Inoltre, possiede il 17% delle riserve mondiali di gas ed il 69% di quelle russe così da garantirgli circa 90 miliardi di dollari di entrate alla fine del 2021, secondo le stime di Bloomberg.

Tra il 16 febbraio, una settimana prima dell'invasione, e la chiusura del mercato azionario il giorno successivo all'invasione notturna, le azioni Gazprom hanno perso il 38% del suo valore. Questo ignora un picco molto più acuto durante il giorno, che ha causato una pausa nel trading.

Andamento titolo GAZP 16/02-25/02

Dal crollo dei prezzi dopo l'invasione iniziale, le azioni di Gazprom sulla borsa di Mosca sono aumentate da RUB130 a RUB228.

Dal 28 febbraio la banca centrale russa ha chiuso la borsa, impedendo ai corsi azionari di riflettere i recenti eventi. La banca ha comunicato che il mercato rimarrà chiuso almeno fino all'8 marzo.

I mercati azionari di solito consentono agli investitori di valutare approssimativamente l'interesse per una società. Questo semplicemente non si applica a Gazprom. La società non segue le stesse regole delle società al di fuori della Russia ed, essendo una chiave di volta nello stato russo, non ha motivo di farlo.

Situazione finanziaria critica oltretutto per la chiusura del progetto Nord Stream 2 e per l’uscita di altri colossi come Shell e BP da future partnership con Gazprom utilizzando come spiegazione l’indignazione davanti a tutto quello che sta accadendo in Ucraina.

Possibile outlook

In Europa continua il dibattito sul gas russo. Mentre l'interruzione immediata e totale dell’approvvigionamento del gas proveniente dalla Russia resta una via percorribile, i costi pubblici e privati rendono la scelta poco allettante. Le nazioni stanno esaminando diversi livelli di rifiuto del gas russo, mentre i politici calcolano il costo economico della volontà politica.

Le aziende si aspettano che i governi europei intervengano se il flusso di gas russo si dovesse fermare, per esempio definendo un ordine di merito per gli utenti per tagliare le forniture ad alcuni off-taker industriali, pur soddisfacendo la domanda delle famiglie. In questo scenario, le imprese di fornitura di gas non sarebbero più gestite sulla base di meccanismi di mercato, mentre le imprese si aspetterebbero di essere compensate per le loro perdite. Questo scenario è plausibile, ma comporterebbe una serie di rischi di esecuzione, e potrebbe esporre le aziende a pressioni sulla liquidità e sul capitale circolante. Inoltre, le compagnie che coprono il loro rischio di prezzo potrebbero incorrere in ulteriori perdite per quanto riguarda le posizioni assunte al momento della fissazione delle importazioni che poi non si concretizzerebbe.

Se il flusso di gas russo non venisse sospeso, i rischi chiave a breve termine riguardano l'aumento dell’ intervento politico in tutta l'UE volto a limitare i costi energetici per le famiglie e le imprese, date le crescenti pressioni inflazionistiche. In ogni caso, la ricerca di forniture alternative è fondamentale in qualsiasi scenario. 

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