Money Market Mutual Fund

Che cosa sono?

I Money Market Mutual Funds (letteralmente fondi comuni di mercato monetario) sono una speciale tipologia di fondo comune d’investimento. La loro peculiarità, come suggerisce il nome, risiede nel fatto che investono esclusivamente in strumenti del mercato monetario, quindi in strumenti a breve scadenza.

Gli strumenti “classici” del money market sono: i titoli di stato a breve (i BOT in Italia e i Treasury Bill negli Stati Uniti), le commercial paper, i certificati di deposito (CD) e i pronti contro termine (REPO). Questi fondi, grazie alla loro caratteristica di investire in strumenti con una durata di breve periodo, quindi che non vanno oltre i 18 mesi, si contraddistinguono da un’alta liquidità e un basso grado di rischio. Per questo risultano essere i fondi ideali per quegli investitori avversi al rischio e che vogliono coprirsi dalle oscillazioni di mercato, le quali si possono verificare se si investe su un orizzonte di tempo un po' più ampio.

La storia dei fondi monetari

I MMMFs sono stati creati negli Stati Uniti negli anni ’70 e, in poco tempo, hanno suscitato grande interesse negli investitori, sia istituzionali (altri fondi comuni) ma in maniera più consistente negli investitori retail (famiglie e risparmiatori). Questo poiché permetteva a quest’ultimi di ottenere rendimenti più alti con un’assunzione di rischio non troppo superiore agli strumenti tipici a cui erano abituati fino a quel momento, come i servizi fruttiferi messi a disposizione dalle banche.

All’inizio ai fondi monetari era imposto di poter detenere solo i titoli di stato dei paesi sovrani. Ma una volta che questa imposizione cadde, come conseguenza delle varie politiche di deregolamentazioni che vennero messe in atto in quel periodo, si ottenne la grande svolta che permise l’enorme popolarità di questa tipologia di fondi. Infatti, questi erano ora liberi di investire anche nei titoli emessi dai privati, a patto che fossero riconosciuti come appartenenti al money market. Tra loro i più importanti sono le commercial paper, ovvero cambiali corporate di breve scadenza emesse da società ed enti privati.

In quanto questi titoli sono emessi da soggetti privati, risultano contraddistinti da un rapporto rischio- rendimento un po' più elevato dei tipici government bonds. Questo è legato quasi esclusivamente dal fatto che le società hanno una maggiore probabilità di default rispetto a uno Stato. In ogni caso, però, il rischio di questi titoli risulta comunque contenuto, in quanto le società che volevano emetterle dovevano rispettare tutta una serie di requisiti di solidità e solvibilità imposti dalla regolamentazione. Di conseguenza, il rendimento dei fondi monetari che iniziarono a investire anche in commercial paper aumentò, ma pur sempre con un grado di rischio che rimaneva contenuto.

Il NAV di un fondo monetario

Il valore patrimoniale netto (NAV) rappresenta il valore netto di un fondo, questo è calcolato come la differenza tra il valore totale delle attività e il valore totale delle passività detenute. Mentre il NAV per share è il valore che si ottiene dividendo il NAV con il totale delle quote emesse dal fondo, indicando il valore corrente di una singola quota.

Ad un MMMF si associano tutte le caratteristiche di un fondo comune d’investimento standard, con una sola differenza molto importante: il gestore punta a mantenere il NAV per share del fondo pari ad 1€, le eventuali eccedenze di valore vengono ripartite sotto forma di dividendi ai vari detentori delle quote. Tutto questo al fine di diminuire il valore del NAV, così da riportarlo alla parità. Per la loro caratteristica di mantenimento di 1€ a quota questa tipologia di fondi è divenuta molto richiesta e popolare; questo perché, al fine di perseguire tale obiettivo, i gestori si trovano quasi costretti ad eseguire pagamenti periodici ai sottoscrittori delle quote, fornendo così a quest’ultimi un flusso di reddito quasi regolare. In aggiunta, questo approccio permette un monitoraggio costante dei guadagni netti che il fondo genera nel tempo.

Rompere il dollaro

 A volte può succedere che il NAV del fondo possa scendere sotto la quota stabilita (1€), quando si verifica, questo evento viene indicato con il termine “rompere il dollaro”. Le cause di ciò sono molteplici, ad esempio shock temporanei nelle quotazioni di mercato oppure crollo dei tassi d’interesse. Se questa condizione negativa evapora in poco tempo le perdite subite vengono riacquisite in maniera rapida dal rialzo dei prezzi dei titoli detenuti in portafoglio. Ma se così non fosse, e la situazione di “sotto alla pari” persiste, si può innescare un meccanismo in cui il reddito da investimenti del fondo non riesca a coprire le spese che si devono sostenere e le perdite pregresse. In quest’ultimo scenario, il fondo si troverebbe nella situazione di non essere in grado di soddisfare le richieste di rimborso da parte degli investitori. Tuttavia, i casi in cui un MMMF ha rotto il dollaro sono molto rari. Questo grazie a due fattori, il primo risiede nella vasta mole di risorse finanziarie che i fondi detengono, la quale permette loro di attuare una forte diversificazione, si sottolinea che questo è un tratto che hanno in comune tutti i fondi d’investimento. In secondo luogo, questo più specifico, i titoli del mercato monetario hanno un elevato grado di liquidità, quindi risulta molto veloce rivenderli sul mercato secondario.

Il primo caso di rottura del dollaro lo si è registrato nel 1994, quando il Community Bankers (il fondo monetario del governo statunitense) venne liquidato a 0,96 dollari per quota. Questo fu il risultato di grosse perdite conseguenti a forti investimenti in derivati presi  a copertura (sostenuti in larga parte a leva) e nella troppa esposizione alle commercial paper.

Successivamente, nel 2008 si verificò il caso più eclatante di rottura del dollaro. Infatti, subito dopo il fallimento di Lehman Brothers, il Reserve Primary Fund, che aveva investito ingenti somme in titoli obbligazionari della banca, venne sommerso da enormi richieste di rimborso del capitale, le quali fecero scendere il suo NAV a d una quotazione di $0,97. Questo evento scatenò il panico in tutto il mercato monetario globale.
A seguito di questo episodio la SEC (Securities Exchange Commission) nel 2010 ha stabilito una nuova regolamentazione per i fondi di mercato monetario. La quale, puntando a una maggiore stabilità, prevedeva restrizioni agli asset che si potevano detenere in portafoglio e introducendo l'imposizione di commissioni sulla liquidità e la sospensione temporanea ai rimborsi.

Nel 2016 si assistette a una consistente riforma, la quale andò a modificare gli assetti strutturali dei fondi monetari. Il cambiamento più drastico ha riguardato i fondi più importanti (in termini di risorse) i quali si trovarono costretti a non poter più attuare una strategia in cui il NAV per share fosse stabile a 1€ ma doveva essere libero di variare, esattamente come gli altri fondi comuni d’investimento. Mentre ai fondi più piccoli e a quelli governativi rimase concesso di mantenere questa politica.

 

I fondi monetari nel contesto attuale

Nonostante le recenti regolamentazioni, i fondi monetari sono divenuti un pilastro importante neimercati dei capitali dove, solo negli Stati Uniti, si sono ritrovati a gestire centinaia di miliardi di dollari, in quanto permettono di offrire agli investitori un portafoglio ben diversificato contraddistinto da livelli di rischio contenuti e da un'elevata liquidità giornaliera. Questi fondi vengono anche utilizzati come strumenti d’investimento transitori, ovvero gli investitori “parcheggiano” la loro liquidità in questi fondi, ottenendo così un rendimento superiore rispetto a quello che otterrebbero se la lasciassero nei c/c, fino a quando non decidono di rivolgere la loro attenzione a investimenti di più lungo periodo. Oppure perché si aspettano di dover sostenere una spesa in un momento breve ma incerto, quindi collocano le risorse in strumenti facilmente liquidabili come questi fondi.

Contatti

Mail

info@liucfinclub.com

Social
Social

Dove siamo

Indirizzo

C.so Matteotti 22, Castellanza (VA) 21053