L’euro equivale ora al dollaro, cosa significa?

A partire dal 12 luglio 2022, per la prima volta negli ultimi 2 decenni, la valuta europea ha un valore equivalente a quello del dollaro americano.

Da inizio anno, infatti, l’euro ha “perso terreno” in maniera significativa, passando dal valore €1 = $1.16 all'equivalenza tra le due valute, presumibilmente per colpa dell’instabile situazione economica e politica mondiale la quale, secondo gli analisti di Bloomberg, sta portando gli investitori a convertire i propri capitali nella valuta statunitense.

Da cosa è causato e che cosa significa questo cambiamento per gli investitori e per l’economia globale?

Momento di difficoltà per l'Europa

Risulta chiaro come questa perdita di valore della valuta europea sia dovuta in parte alla attuale crisi energetica presente nel continente, il quale sta cercando gradualmente di ridurre la propria dipendenza dal gas proveniente dalla Russia in seguito all’invasione in Ucraina, che ammonta circa al 40% del fornimento totale.

A peggiorare ulteriormente la situazione si aggiunge poi un rallentamento economico causato da un’inflazione crescente, la quale ha fatto sorgere diversi dubbi sulle capacità della Banca Centrale europea di riuscire a gestire adeguatamente questo problema.

Cosa significa per gli investitori?

Quando si parla di investitori bisogna ovviamente considerare entrambi i lati della medaglia.

Ovviamente per coloro che avevano investito nella valuta statunitense o in strumenti finanziari basati su di essa, come per esempio determinati ETFs e azioni, questo crollo ha portato solo vantaggi.

Per chi invece non aveva preso le stesse decisioni a priori dell’ equivalenza, ora non ha altra scelta che optare per il trasferimento dei propri capitali in asset d’oltreoceano.

Questo è dovuto principalmente alla significante differenza tra la politica monetaria americana, dove la FED ha effettuato l'innalzamento dei tassi d’interesse già da tempo, e quella europea, dove la BCE ha annunciato solo questo mese che provvederà a fare lo stesso.

Per questo motivo, per esempio, un investitore è logicamente più influenzato a investire il proprio denaro in obbligazioni statunitensi che grazie all’aumento dei tassi rendono di più, scambiando quindi la propria valuta in dollari.

Le conseguenze sull'economia europea

Ovviamente un crollo della propria moneta non può mai essere un motivo di allegria per l’economia, ma nel caso dell’Europa, un’economia principalmente “chiusa”, nel senso che lo scambio della maggior parte dei beni importanti è svolto all'interno dei confini del continente, può essere controllata.

L’unica preoccupazione per l’Europa è costituita in gran parte dalla crisi energetica che va a sommarsi con la crescita della cosiddetta “inflazione importata” che andrà a gravare sui cittadini europei indirettamente, per colpa dell’aumento dei costi di produzione e direttamente, con la possibile crescita di spese legate ad esempio alla benzina, beni di prima necessità e bollette. Allo stesso tempo però, più nazioni europee potrebbero relativamente trarre vantaggio da un dollaro più debole, tra cui l’Italia, la Germania e l’Olanda, questo perché gran parte della loro economia è costituita da esportatori manifatturieri all’esterno dell’Europa, dato che l’importazione da tali paesi diventerà ora meno cara e quindi più appetibile per gli importatori. Anche il settore turistico potrà osservare grandi sviluppi per le stesse ragioni, fattore che insieme a quelli precedentemente elencati potrebbero ricoprire un ruolo importante in una futura ripresa economica.

L'euro continuerà a scendere?

Ovviamente in ambito economico è sempre difficile, se non impossibile, prevedere con certezza che cosa succederà in futuro, non essendo una scienza certa.

Quello che però si può affermare è che il futuro dell’euro sarà fortemente influenzato dalla risposta che l’Unione Europea attuerà per fronteggiare la complicazione immediata, in questo caso la crisi energetica.

Come dichiarato da più economisti, infatti, qualora l’Europa giungesse ad una soluzione a questo problema nei prossimi sei mesi, riuscirebbe a mantenere la propria competitività e stabilizzare il valore dell’euro.

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