La previdenza privata

Cosa è davvero importante?

Nella nostra sfrenata vita del ventunesimo secolo, ingabbiati in una spirale pericolosa di false priorità, come i social, l’ultimo smartphone uscito o quale serie tv guardare la sera dopo la giornata di lavoro, elementi superficiali della nostra quotidianità i quali creano un muro che, in Leopardiana memoria, “l’occhio esclude” dalle reali esigenze. Quindi ci si pone una domanda più che mai prioritaria nel contesto socioeconomico attuale. Ci sarà una sicurezza finanziaria nel mio Futuro? Semplificando, riuscirò a mantenere stabile o incrementare il mio patrimonio? 

Ieri, oggi, domani

Nell’occidente sviluppato dal secondo dopo guerra in poi c’è stata una tendenza durata ben settanta anni, costantemente positiva riguardo alla ricchezza della popolazione, i figli hanno incrementato la loro situazione patrimoniale rispetto ai padri. Lo scenario sta cambiando drasticamente, nell’ultimo decennio la ricchezza delle generazioni future sarà, secondo le stime, in fase decrescente. Nell’’analisi di McKinsey, società potenza economica nel settore delle analisi finanziarie, si legge chiaramente come la problematica riguardi il 70% della popolazione occidentale. Più di due persone su tre sono più povere dei loro genitori.

Tra il 1993 e il 2005, tutte le famiglie tranne il 2% in 25 economie avanzate hanno registrato un aumento dei redditi reali. Nello stesso periodo, per esempio, solo una minuscola frazione della popolazione (2%) aveva subito un arretramento nelle condizioni di vita. Dal 2005 in poi invece l'impoverimento è un tema che riguarda la maggioranza. L'Italia si distingue per il primato negativo. È in assoluto il paese più colpito: il 97% delle famiglie italiane al termine di questi dieci anni è ferma al punto di partenza o si ritrova con un reddito diminuito.

I giovani e l'Italia

L’analisi prosegue ponendo l’attenzione sul ramo più delicato, i giovani. Cito: “la prima generazione, da molto tempo, che sta peggio dei genitori. I lavoratori giovani e quelli meno istruiti sono colpiti più duramente. Rischiano di finire la loro vita più poveri dei loro padri e delle loro madri". Per contrastare questo pericoloso scenario viene preso come esempio il singolare caso della Svezia che è l’unica ad aver invertito il trend portandolo in positivo. Come spesso ci capita in ambito di politiche economiche l’Italia figura sempre tra le peggiori, basti pensare che una volta incorporati gli effetti delle politiche fiscali e del welfare, il risultato finale è ancora peggiore: si passa dal 97% al 100%, quindi la totalità delle famiglie sta peggio in termini di reddito disponibile. Altro duro colpo per la penisola. 
Lo studio conclude: "Perfino se ritroveremo l'alta crescita del passato, dal 30% al 40% della popolazione non godrà di un aumento dei redditi. E se invece dovesse prolungarsi la crescita debole dell'ultimo decennio, dal 70% all'80% delle famiglie nei paesi avanzati continuerà ad avere redditi fermi o in diminuzione”.

E allora, c'è una soluzione?

Tralasciando le varie visioni politiche che poi portano solo allo scontro ideologico, non risolvendo davvero il problema, concentriamoci su cosa ogni individuo può fare per limitare o meglio ancora incrementare la propria ricchezza rispetto ai genitori. Per aumentare in modo oculato la ricchezza personale nel tempo ci sono vari strumenti, a livello statistico la strategia più utilizzata in Europa è l’adesione ad un fondo pensione privato. 

In Italia negli ultimi 30 mesi sono stati investiti 510 i milioni di euro e la crescita del primo semestre fa stimare investimenti per 500 milioni, entro fine anno. Nonostante l’incremento del primo semestre sia stato moderato, attestandosi a +10% rispetto al secondo semestre dello scorso anno, si sono, comunque, registrati investimenti per 180 milioni di euro. L’Italia deve fare i conti con il contesto europeo, nell’ambito del quale sconta un divario piuttosto alto, guardando i dati ci accorge subito perché, dall’inizio del 2020 a giugno 2022, Gran Bretagna, Germania e Francia hanno investito, rispettivamente, 3,7 miliardi, 3,3 miliardi e 2,9 miliardi di euro. Come è possibile che l’Italia, la nazione più in difficoltà sia anche quella con la popolazione più restia all’adesione a fondi pensione? Il problema pensionistico è sotto l’occhio di tutti, per i giovani le prospettive sono più che mai poco rassicuranti rispetto a quelle dei genitori, visto che il sistema di calcolo interamente contributivo non permetterà di avere pensioni pari a quelle dei loro genitori. Tuttavia, anche i giovani faticano ad affacciarsi alla previdenza complementare. 
Stiamo quindi assistendo all’accettazione da parte della locomotiva futura dell’Italia del fatto che saranno più poveri.

Le assicurazioni, il ramo vita e la previdenza complementare

In Italia operano 172 società assicurative, tra le quali figurano: Generali, Allianz, Axa e Unipol.  Nel ramo vita per raccolta si attesta alla prima posizione Generali con il 18% della quota di mercato a pari merito con Intesa San Paolo. Per quanto riguarda la previdenza complementare (fondi pensione, piani di risparmio), l’Italia resta molto indietro rispetto alla media Europea, con solo una persona su tre che ha aderito a un fondo considerando anche il TFR. Il ruolo dei fondi pensioni è molto sottovalutato nella penisola, al contrario invece nelle altre due maggiori potenze europee, Francia e Germania dove invece la quota di risparmio annuo accantonata in fondi privati è più della metà rispetto alla quota italiana. Paradossale pensare che il risparmio italiano è tra i più alti in Europa; oltre 10 mila miliardi comprendendo immobili, titoli di stato, fondi e liquidità. Nei soli conti correnti ammontano 1.500 miliardi di euro. Ci si chiede allora, perché gli italiani non accantonino una parte di tali risparmi per garantirsi una pensione integrativa? Sostanzialmente la risposta la troviamo nell’inefficienza del sistema finanziario italiano nel collegare le famiglie con gli intermediari e nell’assenza divulgativa riguardo la previdenza, ad esempio nelle scuole. Le società assicurative e le banche offrono prodotti di natura previdenziale, certamente con differenze del profilo di rischio. La maggioranza degli italiani di oggi, sotto il profilo finanziario, vive nel 21’ secolo come se fossimo nel 20’. Diverse epoche, diverse sfide mi viene da dire. La ormai passata realtà contadina dei nonni ha insegnato l’importanza di mettere il metaforico fieno in cascina, ma nell’attuale sistema economico questa modalità di risparmio non è più funzionale. Laddove lo stato non sarà più in grado di coprire le mancanze dell’individuo, sarà necessario assicurarsi che il tenore di vita sia mantenuto privatamente. Il ramo assicurativo con i relativi fondi pensione risulta essere una delle migliori opzioni per non avere più l’instabilità che il sistema politico del paese può creare, garantendo così la serenità di un futuro presumibilmente migliore, tenuto stretto nel palmo della mano, avendo sempre il controllo sulla propria stabilità finanziaria.

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