Credit Suisse e la trappola dei bond

La caduta di Credit Suisse: gli eventi

Dopo SVB e la Signature Bank, il crollo del colosso svizzero Credit Suisse ha suscitato grossi timori nei mercati europei per il rischio di un nuovo contagio bancario, rievocando l’immagine della crisi finanziaria del 2007-2008. La serie di scandali amministrativi, finanziari e giuridici cominciata nel 2020, ha condotto l’istituto elvetico ad una situazione sempre più critica che ha raggiunto il culmine quest’anno. A seguito infatti dell’espulsione dell’AD Tidjane Thiam per attività di spionaggio, la banca ha subito nel 2021 una perdita di circa 15,5 miliardi di dollari anche a causa del fallimento di Greensill Capital e Archegos e, a fine 2022, è stata protagonista di una ricapitalizzazione di 4 miliardi di franchi derivante da un piano di licenziamento di 9000 dipendenti. A Marzo, la Securities and Exchange Commission americana, ha bloccato la pubblicazione dei conti relativi al 2022 esprimendo alcuni dubbi in merito ai rendiconti finanziari e i relativi controlli; al momento dell’uscita dell’annual report Credit Suisse ha ammesso di avere debolezze sostanziali nei controlli finanziari ed ha annunciato la fine dei bonus a favore dei consiglieri di amministrazione. Successivamente, Bloomberg TV in un’intervista alla Saudi National Bank, ha chiesto al presidente se avrebbe offerto supporto alla banca svizzera, il quale ha fermamente negato tale intenzione creando panico sui mercati e vedendo il titolo crollare del 24%. Il 16 Marzo la Banca nazionale svizzera è intervenuta iniettando liquidità per un importo di 50 miliardi di franchi. L’angosciante settimana di CS si è conclusa però con un deflusso giornaliero di 10 miliardi di dollari e la decisione di acquisto da parte di UBS, dell’istituto elvetico, per un valore complessivo di 3 miliardi di Euro che permetterà all’acquirente di assorbire completamente la rivale e salvarla dal crack finanziario. A creare però agitazione in merito al salvataggio sono stati due temi principali: il primo, quello dell’esautorazione degli azionisti, che riceveranno un valore complessivo di 3,2 miliardi di franchi senza possibilità di opporsi all’operazione in quanto autorizzata direttamente dalla Banca Nazionale Svizzera, ed il secondo quello relativo allo stralcio dei bond AT1 per un valore complessivo di più 16 miliardi di franchi svizzeri, decisione che ha colto di sorpresa molti obbligazionisti.

Cosa sono gli AT1

I bond AT1 o CoCo(contingent convertibles bond) sono strumenti finanziari emessi dalle banche per raccogliere capitale proprio. Questi strumenti sono una forma di debito ibrido che combinano caratteristiche tipiche dei bond con quelle delle azioni. In particolare presentano una clausola di “write-down” che permette all’emittente di rimborsare il debito sottostante in maniera anticipata o di convertirlo in capitale proprio in situazioni di crisi finanziaria o insufficiente capacità patrimoniale, alleggerendone di fatto l’esposizione debitoria. Tale clausola li posiziona nella fascia più rischiosa dei bond convertibili in quanto il pagamento di debito ed interessi può essere compromesso in presenza di situazioni di stress finanziario della banca.

La risposta dell'Europa

La FINMA, autorità di vigilanza sui mercati finanziari svizzera, ha risposto alle numerose critiche spiegando che gli AT1 emessi da Credit Suisse prevedono per contratto l’azzeramento integrale del valore qualora si verificasse un evento scatenante e in particolare se viene concesso un sostegno straordinario da parte dello Stato, condizioni contrattuali entrambe verificatesi in queste settimane. L’Autorità bancaria europea(EBA), la BCE e la Bank of England si sono espresse in merito alla questione chiarendo e sottolineando che gli strumenti di common equity, come le azioni, sono i primi ad assorbire le perdite e solo dopo il loro pieno utilizzo si dovrebbe procedere alla svalutazione del Tier 1 aggiuntivo, andando così a criticare implicitamente le scelte svizzere. L’EBA inoltre, sottolinea che questo approccio è stato applicato in modo coerente nei casi passati e continuerà a guidare la BCE nei futuri interventi di crisi.  Il messaggio di rassicurazione, rivolto alla comunità finanziaria, vuole suonare come una promessa sul fatto che, in situazioni di eventuali crisi bancarie future, l’UE non intende effettuare le stesse decisioni adottate per il salvataggio di Credit Suisse in merito all’inversione di gerarchia degli strumenti finanziari.

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