Evoluzione della SCC nella gestione attiva del segmento NPL: La Re.O.Co.

Introduzione

Se potessimo chiedere ai responsabili del Risk Management dei principali istituti di credito italiani cosa ha principalmente alimentato i loro incubi notturni negli ultimi 20 anni, la risposta che ci aspetteremmo è: “I Non-Performing Loans”. Questi c.d. NPL non sono altro che una delle tre classi di esposizioni creditizie deteriorate che a partire dalla lunga fase recessiva iniziata nel 2008 hanno iniziato ad accumularsi all’interno dei bilanci bancari. Negli ultimi anni, il regolatore nazionale (supportato da quello europeo) ha cercato di dotare gli istituti di credito italiani di nuovi ed efficaci strumenti a supporto dell’attività di gestione e dismissione di questi attivi tossici dai bilanci bancari. Questi strumenti hanno permesso di supportare i piani di de-risking bancari, portando i NPL all’interno dei bilanci da un picco di 201 mld (nel 2015) a poco meno di 54 mld di fine 2020. Tuttavia l’inizio di una nuova fase recessiva dovuta alla recente situazione di crisi economico-sanitaria (dovuta all’epidemia di sarscovid19) ha riportato il problema dei NPL (in italiano sofferenze) all’attenzione degli organismi di vigilanza bancaria. Assumeranno quindi sempre maggiore importanza i processi, le metodologie e gli strumenti a supporto delle banche italiane in questo difficile compito di pulizia dei bilanci da queste esposizioni creditizie deteriorate che sono previste aumentare già a partire dalla fine di quest’anno. Tra questi strumenti ritroviamo le Re.o.co. (Real Estate Owned Company), che sono finalizzate all’acquisizione, gestione e valorizzazione di beni immobili posti a garanzia dei NPL.

Il problema dei NPL

Ma cosa sono le sofferenze bancarie (in inglese NPL)? Nel 2015 la BCE prova a dare una definizione univoca su tutto il territorio comunitario, definendo come sofferenza qualsiasi esposizione creditizia che abbia ricevuto una riduzione di valore e/o che versi in stato di default. L’accumulo nei bilanci bancari italiani si deve alla lunga fase recessiva che l’economia italiana, come quella mondiale, ha affrontato a inizio del 2008 con la crisi dei mutui sub-prime. Tuttavia solo dopo il 2011 a seguito della c.d. crisi del debito sovrano questo problema è cresciuto in maniera esponenziale, portando gli istituti di credito italiani a fine 2015 ad avere bilanci con oltre 201 mld di sofferenze. Quest’accumulo si deve soprattutto ad una vulnerabilità complessiva del sistema bancario italiano, dovuta in parte ad una redditività troppo bassa rispetto alle controparti UE, costi operativi troppo alti (dovuti per esempio ad un numero di filiali eccessivamente alto rispetto alle medie internazionali) e soprattutto ad una clientela (in particolare le PMI) molto vulnerabile ai periodi recessivi. Ciononostante, grazie ad efficaci piani di de-risking bancari, supportati da nuovi ed efficaci strumenti introdotti dal regolatore nazionale, le banche italiane sono riuscite a dismettere una buona parte di questi NPL. Purtroppo a causa della nuova fase recessiva iniziata della pandemia, le prime previsioni mostrano un ritorno ad un accumulo di sofferenze nei bilanci degli istituti di credito italiani, questo già a patire dal 2021.

Accumulo NPL nei bilanci bancari italiani

Gli interventi normativi

Sono stati numerosi gli interventi normativi che hanno aiutato le banche nel compito di gestione e dismissione dei NPL; tra questi troviamo:

  • La Legge sulla cartolarizzazione N°130 del 1999. Questa ha posto le basi per la cessione pro soluto dei crediti deteriorati;
  • L’aggiunta, nel 2013, dell’articolo 7.1 alla medesima legge. Tramite questo si è finalmente regolamentata nel nostro ordinamento la Re.O.Co.; società veicolo di tipo immobiliare finalizzata all’acquisizione, gestione e valorizzazione di beni immobili posti a garanzia dei NPL;
  • L’introduzione delle garanzie cartolarizzazioni sofferenze (c.d. C.S.). Con questo importante strumento, dal 2016 si è finalmente data una importante accelerata sulle dismissioni delle sofferenze bancarie dai bilanci degli istituti di credito italiani. Le GA.C.S. infatti permettono ai sottoscrittori delle tranche senior degli Asset Backed secured (c.d. ABS) di ottenere, tramite il pagamento di un premio, le garanzie del Mef sul default del medesimo titolo;
  • La pubblicazione nel 2017 delle linee guida della BCE sulla gestione dei NPL. Grazie a quest’ultime si sono sviluppane una serie di best practice circa la gestione e dismissione dei NPL a livello comunitario. Tra queste, ritroviamo la cessione pro soluto a soggetti specializzati;
  • Infine nel 2019 ritroviamo il Decreto Crescita, che ha introdotto ulteriori modifiche alla legge sulla cartolarizzazione, dando numerosi vantaggi a livello fiscale allo strumento della O.Co.

Grazie a questi interventi normativi, ma in particolare alle GA.C.S. e ad efficaci piani di de-risking bancari, il volume delle sofferenze è passato dal picco di 201 mld a poco più di 50 mld di fine 2020. Tuttavia le prime stime parlano già di un ritorno ad un aumento di questo volume già a partire dalla fine del 2021.

Effetti normativi sul volume di NPL nei bilanci bancari italiani

La cessione pro-soluto ex. L. 1999 N°130

L’utilizzo della cartolarizzazione per la cessione pro soluto dei NPL ha numerosi vantaggi. Innanzitutto permette di trasformare attivi sostanzialmente illiquidi (che per natura, questi grandi crediti deteriorati, sono) in strumenti cartolari liquidi (gli ABS). Inoltre permette alla banca di migliorare nel breve periodo gli indici patrimoniali e reddituali, scorporando queste sofferenze dal proprio bilancio. Il problema principale della cessione pro-soluto ex. L. 1999 N°130 dei NPL a soggetti specializzati risiede nel c.d. bid-ask spread. Questo non è altro che il differenziale che sussiste tra la domanda e l’offerta del credito. Questo differenziale si deve sostanzialmente ai differenti tassi utilizzati nelle metodologie di valutazione del credito tra la banca (che in coerenza con lo IAS39 utilizza il tasso di concessione del credito) e l’investitore specializzato (che utilizza il tasso IRR che mira ad ottenere dall’operazione).

La Re.O.Co. come strumento per l’efficientamento delle cessioni di NPL

In questo complicato contesto la Re.O.Co. si pone come strumento in grado di ridurre il bid-ask spread e quindi aiutare le banche italiane nel difficile compito che si troveranno ad affrontare nel futuro prossimo: dismettere una nuova ondata di NPL. Il modo in cui la Re.O.Co. opera per far ciò è in prima battuta quello di vivacizzare le aste immobiliari delle garanzie del credito deteriorato. Se poi durante l’asta non si raggiunge un prezzo in linea con il business plan pattuito con la banca, la Re.O.Co. provvederà ad attuare la sua attività di valorizzazione immobiliare. Urge ricordare che il prezzo dell’immobile in asta parte già svantaggiato per via dei lunghi tempi delle procedure esecutive e concorsuali in Italia (circa tre volte superiori alle medie UE). La valorizzazione immobiliare permette di recuperare valore a beneficio dell’investitore stesso. In questo modo questo si ritroverà a vedere accorciati i tempi medi di ritorno dall’investimento, e di conseguenza vedrà aumentare l’IRR dell’operazione stessa. Questo perché per quanto riguarda i NPL, il rapporto contrattuale con il debitore alla base è cessato (infatti quest’ultimo si trova in stato di default), e per remunerare i sottoscrittori degli ABS, l’unica strada perseguibile è quella dell’escussione e della vendita dell’immobile posto in garanzia del NPL (definito per l’appunto del tipo secured). Questi crediti si attestano intorno al 50% del totale delle sofferenze presenti nei bilanci bancari italiani. La Re.O.Co. inoltre ha  numerosi vantaggi fiscali, come la l’inapplicabilità di IRES e IRAP e imposte catastali, ipotecarie e di registro in misura fissa (pari a 200 euro). Inoltre questo strumento opera anche a supporto delle operazioni con GA.C.S. dando maggiori garanzie circa il buon esito dell’operazione stessa anche ai sottoscrittori delle tranche junior (che non ricevono le garanzie del Mef). Tutto ciò permette alle operazioni con Re.O.Co. una riduzione del bid-ask spread fino a 10pp. Con l’utilizzo di una Re.O.Co. la valutazione del NPL raggiuge ~30% del valore lordo contabile del credito; questo rispetto ad uno “standard” del 20% dei crediti secured; aiutando così le banche nel difficile compito di dismissione di NPL che la crisi economico-sanitaria ha ripresentato.

Contatti

Mail

info@liucfinclub.com

Social
Social

Dove siamo

Indirizzo

C.so Matteotti 22, Castellanza (VA) 21053