Il discorso di Powell al simposio di Jackson Hole

Cosa è successo al simposio di Jackson Hole della scorsa settimana?

Come ogni anno da ormai più di quattro decadi si è svolto la scorsa settimana il simposio di Jackson Hole, Wyoming. Esso consiste in un incontro al quale partecipano banchieri centrali, policymakers, economisti e accademici al fine di discutere riguardo a tematiche economiche e rilevanti per il momento che stiamo vivendo. Quest’anno il tema dell’incontro è stato "Rivalutare i vincoli sull'economia e sulla politica” sia da un punto di vista fiscale, sia per quanto riguarda potenziali soluzioni post-pandemiche. La punta di diamante del congresso tenutosi quest’anno è stato il discorso effettuato nella mattinata di venerdì 26 agosto da parte di Jerome Powell, attuale presidente della Federal Reserve.

Cosa si aspettavano i mercati?

Il periodo che stanno fronteggiando ora gli Stati Uniti, così come il resto del mondo è soggetto a forte instabilità. Le banche centrali, però, devono essere caute con gli interventi di politica monetaria perché se da un lato limitano la crescita dell’inflazione dall’altro devono evitare una contrazione eccessiva dell’economia, così da non entrare in una fase di stagflazione.

La Fed ha già alzato due volte i tassi di interesse nel corso di breve tempo. L’ultima volta solo il 27 luglio scorso quando si è visto un aumento di 75 punti base dei tassi di interesse. Per questo motivo i mercati erano impazienti di avere qualche anticipazione riguardo alle intenzioni di Powell per il prossimo meeting della Fed che si terrà il 20 settembre. Generalmente, osservando razionalmente il panorama economico mondiale, le aspettative non potevano che essere per un mantenimento di tassi elevati o, alla peggio, di inasprimento di questi ultimi. Inoltre, secondo gli analisti la fase peggiore per i mercati deve ancora presentarsi in quanto l’inflazione non accenna a rallentamenti e l’economia inizia a mostrare chiari segni di debolezza.

Cos’ha annunciato Powell alla conferenza in Wyoming?

La posizione di Powell è stata chiara, si dovrà sopportare “qualche sofferenza” per raggiungere l’obiettivo primario: limitare la crescita eccessiva dei prezzi combattendo l’inflazione. La politica economica più dura dal 1982 quindi continuerà. In particolare, nell’appuntamento di settembre la Fed modificherà i tassi sulla base “dell’evolversi delle prospettive” legate all’inflazione. Così come dichiarato da Powell, queste decisioni avranno purtroppo delle ripercussioni su famiglie e imprese, che si troveranno a dover pagare dei tassi di interesse più elevati, ad esempio su mutui e prestiti, e quindi ad avere una capacità di spesa minore.

Si tratta però di un sacrificio che forse permetterà alla più grande potenza economica mondiale di non entrare in recessione. Tuttavia, la prima a subire un duro colpo è stata Wall Street, che nelle ore successive al discorso del presidente della Fed ha perso in media l’1.5%. il mercato però che ha sofferto di più le parole poco rassicuranti di Powell è stato quello dei treasury bond. Esso, infatti, ha mostrato un’inversione della curva dei rendimenti, con quelli a breve termine più remunerativi rispetto a quelli a lungo termine, mostrando come i mercati si attendano una fase di recessione economica.

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