L’M&A nei primi tre quarters del 2022

Introduzione

Dopo la crisi del 2007, che ha avuto come principale protagonista il settore finanziario, il mondo M&A ha avuto circa sette anni di sostanziale blocco. A partire dal 2014 l’Industry è però tornata a crescere, principalmente a causa di due macro-fenomeni: i bassi tassi di sconto che quasi tutte le banche centrali stavano attuando per aiutare l’economia a ripartire (ovvero il zero lower bound) e la grande concentrazione di operazioni M&A che hanno iniziato ad avvenire in Asia (si consideri come il 35% del valore complessivo delle fusioni e acquisizioni avvenute nel 2015, anno in cui il mondo M&A è ripartito a pieni regimi, era appartenente ad operazioni provenienti dall’APAC). In quegli anni, globalmente parlando, il numero di operazioni M&A è sempre stato particolarmente alto (con un picco nel 2017 di 52.740 operazioni), anche se con un valore complessivamente generato moderato (tra il 2016 e il 2019 il valore medio per anno di operazioni M&A effettuate è stato di circa 3.6 triliardi di dollari all’anno). Dal 2019 in poi però, con l’avvento del COVID-19, qualcosa è cambiato irrimediabilmente. 

Effetto Covid-19

Nel 2020 il valore complessivo di tutte le operazioni M&A intercorse nell’anno è stato di appena 2.8 triliardi di dollari US: per contestualizzare il dato si consideri come un valore più basso non si registra dal 2013, quando ancora molte economie si stavano ristabilendo dalla grande recessione del 2007 e gran parte del mondo finanziario era ancora scosso dall’accaduto. Difatti durante i mesi più duri della pandemia le C-suite delle principali società mondiali avevano come massima priorità quella di gestire il proprio business, visto il momento di massima incertezza che stava attraversando l’umanità. Questo ha fatto sì che molti dei deals in progetto abbiano visto la propria data di chiusura posticipata all’anno successivo.
Difatti così è accaduto e il 2021 è passato alla storia come all-time-high per l’industry M&A, con un valore complessivo di deals conclusi di circa 5.9 triliardi di dollari US. Anche Oliver Engert, global co-leader di McKinsey M&A Practice, ha dichiarato come in parte questo risultato sia dovuto al fatto che molte operazioni “represse” nell’anno precedente, abbiano visto la luce proprio durante il 2021. In più è importante considerare come molte imprese dopo il COVID-19 abbiano rivalutato la propria posizione: diverse società, infatti, hanno capito di essere rimaste in un mercato ormai “superato” e hanno quindi “svenduto” il vendibile; mentre altre, al contrario, hanno correttamente affrontato le occasioni che si stavano presentando e hanno quindiprovato ad effettuare acquisizioni strategiche per il proprio futuro, puntando sui trend del momento. Questa crescita incredibile, come spesso succede, era inoltre incentivata da un mercato azionario incandescente, trainato in particolare dalle industries dell’IT e del healthcare, le quali presentavano multipli da bolla. 

Il 2022 fino a questo momento

Entrando nel 2022 lo scenario globale cambia nuovamente. Infatti, dopo anni di avvertimenti, le banche centrali hanno iniziato ad alzare i propri tassi di sconto, strategicamente vincolate da un’inflazione che in molti casi è diventata sempre più minacciosa. A tutto ciò si è unita l’invasione russa, che ha apportato maggiore incertezza su tutto lo scenario europeo. Infatti, come risaputo, Russia e Ucraina erano due esportatrici chiave di diverse materie prime (soprattutto di risorse energetiche, alla base di quasi qualsiasi settore manifatturiero). Il loro attuale conflitto ha quindi portato ad un ulteriore rialzo dei prezzi (in una situazione già di per sé non ottimale). La crescita economica che aveva accompagnato i primi mesi post-pandemia è andata a scemare, influenzando negativamente anche lo stock market. 
I vari fattori sopracitati hanno sicuramente influenzato negativamente il mondo M&A, che nel 2022, ha visto il suo incredibile trend di crescita bloccarsi. Rispetto al 2021, considerando i primi tre quarters, la variazione è stata negativa per un -30,77%. Questo dato, già preso singolarmente, può essere particolarmente emblematico del calo del settore in questione; ma andando a scavare a fondo nei dati forniti da S&P Global ci possiamo accorgere di come il fattore più “spaventoso” da prendere in considerazione sia il trend dei vari quarters: se il primo e il secondo avevano comunque tenuto il passo in confronto al 2021 (con delle variazioni rispettivamente del -30,59% e del +3,48%), il terzo quarter è stato una vera e propria disfatta per l’industry (con una variazione negativa del -58,75%). Molto probabilmente i continui e progressivi rialzi dei tassi di sconto di BCE e FED stanno iniziando a disincentivare fortemente ogni tipologia di investimento e ovviamente operazioni complesse, e per molti aspetti rischiose, come quelle M&A sono tra le prime a fallire in contesti come quello attuale. 
Ma entrando più nello specifico nell’analisi di quest'anno, proviamo ad individuare alcuni dei trend e dei deals più interessanti fino a questo momento. In primo luogo è sicuramente interessante analizzare come, in modo del tutto controintuitivo, la guerra Russia-Ucraina abbia in un qualche modo almeno parzialmente agevolato la chiusura di determinati deals come ci suggerisce il report di BCG. Diverse società europee e americane hanno infatti voluto prendere le distanze dallo stato guidato da Putin dopo l’aggressione all’Ucraina e hanno quindi venduto gran parte dei loro business in terra russa; mentre molti imprenditori russi hanno preferito (o in molti casi dovuto) allontanarsi dai propri investimenti occidentali. Per esemplificare il concetto appena espresso si pensi alla casistica del sanzionato oligarca russo Roman Abramovich, ex presidente del Chelsea FC, che dopo quasi 20 anni ha dovuto vendere il proprio club per via delle numerose sanzioni e condizioni che gli aveva imposto il governo britannico. L’acquirente, l’imprenditore statunitense Todd Boehly (CEO della holding Eldridge Industries), ha infatti acquistato il club a maggio per la cifra record di 3.1 miliardi di dollari US. 
Il report di BCG indica inoltre come settori più caldi del momento, per quanto riguarda l’ambito M&A, quello della tecnologia (specialmente per quanto riguarda gli ambiti SAAS), l’energy (principalmente per petrolio e gas) e l’health-care (trascinato dal pharma e dal biotech). In fine è interessante notare, come a differenza del 2021, il numero di large-deals (deals con un valore superiore ai 500 milioni di dollari US), stia tornando a livelli pre-pandemici: cioè circa a una media di 70 large-deals per mese (mentre nel 2021 erano circa 120 per mese). Controcorrente a quanto appena esposto l’andamento dei mega-deals (deals con un valore superiore ai 10 miliardi di dollari US): nella prima metà dell’anno son stati ben 23, contro i 50 totali del 2021 e i 27 totali del 2020. Attualmente i 3 maggiori mega-deals dell’anno confermano i megatrend sopracitati e rientrano tutti quanti nell’area della tecnologia: al primo posto abbiamo l’acquisto di Activision Blizzard da parte di Microsoft per 75.6 miliardi di dollari US (settore gaming), al secondo posto Broadcom acquisisce VMware per 61 miliardi di dollari US (settore SAAS) e al terzo posto la discussa acquisizione di Twitter da parte di Elon Musk per 44 miliardi di dollari US (settore social-network).

Conclusioni e osservazioni sul domani

Il trend delle operazioni M&A, per quanto riguarda il valore dei deals conclusi nel 2022, non è sicuramente dei più positivi e il terzo quarter è stato significativamente negativo per il settore; nonostante ciò l’annata non si è ancora conclusa del tutto e diversi mega-deals sono ancora in fase di possibile contrattazione (ad esempio l’acquisizione di HDFC Ltd da parte di HDFC Bank, che attualmente sta facendo discutere in India per via del rallentamento dovuto all’intervento della Reserve Bank of India). In conclusione possiamo definire come il 2022 non sia stato un anno incredibile (come lo era stato il 2021) per l’M&A, ma considerando le condizioni macro-economiche attuali, possiamo comunque affermare come il settore abbia resistito in modo più che dignitoso al difficile periodo storico. Rimangono comunque diversi punti di domanda per quello che sarà il 2023, anno in cui molte economie (tra cui quella italiana) secondo il Fondo Monetario Internazionale e diverse società di rating finiranno in recessione.

Volume totale di deals per quarter.

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