Il Venture Capital in Italia e in Europa

Cos’è il Venture Capital e a quale disciplina fa riferimento?

Il venture capital si configura come un’operazione di investimento nel capitale di rischio di una società, nelle prime fasi di vita. Mediante l’acquisizione temporanea di quote partecipative, con lo scopo di alienarle in un orizzonte temporale medio-lungo, dai tre ai dieci anni, si realizza un capital gain dall’accrescimento del valore della società, dopo averla finanziata nella sua fase iniziale, early stage, o di sviluppo, expansion financing. Un fondo può essere privato, pubblico o misto e deve assumere, per ottenere l’autorizzazione a operare, la forma giuridica di SGR. Fondi di venture capital, ad oggi, sono disciplinati in via armonizzata con Regolamento UE n. 345/2013 del Parlamento e del Consiglio, che prevede un regime di benefici e obblighi per tutti quei fondi, con valore non eccedente i 500 milioni, che ne soddisfino i requisiti di applicazione e che provvederanno alla raccolta e all’investimento del capitale di rischio con la denominazione “EuVECA”. Oltre a fornire mezzi finanziari, l’investitore istituzionale deve anche mettere a disposizione la propria esperienza professionale, le proprie skills manageriali, consulenza strategica, di marketing e organizzativa che possano contribuire allo sviluppo dell’impresa. Questo strumento è il miglior modo per investire nel settore tecnologico, su società allo stadio embrionale e con valorizzazioni ancora contenute. È intrinsecamente rischioso perché si tratta di “testare” sul mercato una formula imprenditoriale inedita; tuttavia, sostenendo tempestivamente le società tecnologiche, gli investitori partecipano al periodo di crescita più sostanziale della vita di un'azienda. Quest'investimento iniziale consente, infatti, agli investitori di acquisire una quota più significativa e di beneficiare del vantaggio finanziario dell'innovazione.

Come funziona un fondo di Venture Capital?

Per la gestione di un fondo si parte dal fundraising attraverso cui i venture capitalists raccolgono capitali presso investitori istituzionali. Poi si passa all’investimento vero e proprio: in prima istanza vengono analizzate le start-up sia in base al settore in cui si vuole investire, FinTech, Biotech, robotica, PropTech, sia in base alla fase di vita in cui si trova la società, sia in base alla portata dell’investimento stesso. La società, in cambio del finanziamento, corrisponde al fondo una parte di sue azioni alle quali il più delle volte sono legati diritti operativi, strategici e decisionali. L’investimento, infatti, comporta l’acquisizione di una partecipazione societaria e non si limita all’aspetto finanziario: scopo del venture è contribuire allo sviluppo delle start up  anche fornendo competenze e prestazioni. Nel corso della vita dell’investimento in una start up, il venture capitalist si occupa di apportare tutti gli strumenti utili alla crescita dell’azienda, offrendo un business plan professionale, consulenze legali e fiscali e collaborando con il management. In sede di disinvestimento poi il fondo rivende le azioni al mercato, ricorrendo spesso ad una quotazione in Borsa di tali titoli, o le restituisce alla società contro un corrispettivo maggiorato dal capital gain conseguito. Agli investitori istituzionali che hanno fornito i fondi viene rimborsato il capitale investito maggiorato sempre della plusvalenza ottenuta.

Differenza tra Venture Capital e Private Equity

Le differenze che intercorrono tra venture capital e private equity sono principalmente relative agli obiettivi che si prefiggono i relativi fondi, in quanto il venture capital nasce come sottocategoria del private equity. Il tipo di attività su cui investire è un’importante dissonanza che rileva tra i due. Gli investitori di private equity cercano attività consolidate. Questi investitori spesso cercano aziende in difficoltà in cui poter intervenire, apportare miglioramenti e vendere poi le attività per un profitto. Il ritorno sull'investimento è inferiore, ma si assumono anche molti meno rischi. In confronto, gli investitori di venture capital cercano società con un potenziale di crescita molto elevato e, di conseguenza, sono disposti ad assumersi maggiori rischi. Il controllo sul business è altresì diverso: gli investitori di private equity richiedono una quota di maggioranza nella società, mentre gli investitori venture capital chiedono solo una quota di minoranza. Infine, i primi cercano di migliorare un’attività e poi la vendono rapidamente, i secondi invece sono interessati alla crescita a lungo termine dell’azienda.

Un esempio: CDP Venture Capital investe in UV T-Growth

CDP Venture Capital, il Fondo Nazionale Innovazione, ha annunciato un investimento di 31,5 milioni di euro in UV T-Growth, fondo di venture capital italiano gestito da United Ventures SGR e focalizzato su aziende hi-tech in fase di sviluppo con ambizioni internazionali. CDP Venture Capital ha seguito da vicino la nascita di questa società, partecipando anche alla strutturazione del progetto nella convinzione che il forte focus sulla realtà delle tecnologie più avanzate sia la chiave per una crescita notevole a livello internazionale. UV T- Growth annovera in qualità di cornerstone investors: TIM Ventures, la società dedicata al Corporate Venture Capital del Gruppo TIM e CDP Venture Capital SGR, oltre a diversi investitori istituzionali e family offices. Con l’ingresso CDP Venture Capital SGR, la dotazione complessiva del fondo supera i 100 milioni di euro con l’obiettivo di arrivare a 180 milioni di euro entro la fine del periodo di raccolta. Il fondo UV T- Growth si concentra in ambiti tecnologici legati allo sviluppo di servizi di nuova generazione, come 5G, Intelligenza Artificiale, Infrastrutture di rete, Cybersicurezza, IoT, Cloud, Industry 4.0, Data & Analytics, Fintech, SaaS e Gaming.

Conclusioni

Dalla condivisione del rischio d’impresa tra imprenditore ed investitore, ugualmente interessato al successo dell’operazione finanziata al fine di ottenere un guadagno dalla dismissione della propria partecipazione, deriva il tratto distintivo del venture capital rispetto alle forme di investimento canoniche. I venture capital tendono ad investire nei settori in forte sviluppo e il motivo di questa strategia è semplice: la crescita di una start up in un settore in forte espansione porta ad un rapido raggiungimento dell’hurdle rate, il tasso di ritorno, e poi un mercato in crescita ha più acquirenti per trovare potenziali exit. È chiaro come il settore maggiormente attrattivo attualmente per un venture capital sia quello tecnologico soprattutto a seguito dell’emergenza sanitaria che ha mostrato come la tecnologia sia un passepartout per svolgere qualsiasi tipo di attività. È un tipo di investimento alternativo e per un investitore che cerca fonti di diversificazione e che ha un orizzonte medio-lungo può essere interessante; tuttavia, si configura come un asset meno liquido e così come può portare a rendimenti elevati, espone anche al rischio di perdita parziale o totale.

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