La fine delle Criptovalute?

Introduzione

Sono quasi passati due anni da quando le criptovalute, tra cui Bitcoin, hanno toccato i loro massimi; il 12 novembre 2021 un solo Bitcoin valeva 64.400 dollari, mentre il mercato nel suo complesso era valutato 2.800 miliardi di dollari. Le performance conseguite hanno evidentemente avuto diversi driver che hanno spinto le performance, tra cui possiamo ricordate: i tweet di Elon Musk, lo sbarco a Wall Street di alcune delle più grandi società operanti nel settore delle criptovalute e il sempre maggiore interesse di grandi istituzioni finanziarie. Se le criptovalute sono state la moda del 2021, l’anno dopo la bolla è scoppiata.

I Crypto Crashes

Come anticipato nel paragrafo precedente, il 2022 è stato l’anno peggiore per le criptovalute, con diversi eventi che hanno intaccato l’intero ecosistema. Se una delle ragioni che hanno spostato gli equilibri è stata sicuramente l’innalzamento dei tassi di interesse, oltre a questa, se ne ritrovano ulteriori. In un primo momento si sono osservati tre furti: il primo nei confronti di OpenSea, un marketplace americano; il secondo conosciuto come l’hack di Ronin Network che ha sottratto 650 milioni di dollari ed infine il phishing delle Bored Ape. Tali eventi hanno posto l’attenzione del mercato sul caldo tema della sicurezza. A maggio 2022 arriva il collasso di Terra-Luna, la moneta stabile che assicurava ancorato il proprio valore al dollaro ma, a seguito dell’instabilità del legame, la quotazione della stablecoin crolla, bruciando 60 miliardi di dollari. Il panico causato da Terra-Luna genera un tale allarme da portare la piattaforma Celsius, che prestava servizi di raccolta criptovalute ed erogava prestiti, inizialmente a bloccare i ritiri dei depositi e poco dopo al fallimento. Alla fine di luglio, a seguito del fallimento di Terra-Luna e del conseguente crollo del valore di Bitcoin, scoppia il fondo di investimento speculativo, operante in criptovalute e con sede a Singapore, Three Arrows Capital a seguito di un mancato rimborso di 15.000 Bitcoin e 350 milioni di dollari, per un complessivo controvalore di 750 milioni di dollari circa. A novembre, però, assistiamo al peggior evento fino ad allora con il fallimento del colosso FTX che, oltre a bruciare i depositi di più di un milione di clienti, ha minato profondamente la fiducia e la stabilità del sistema. Il fallimento ha avuto ragioni diverse rispetto agli eventi esposti fino ad ora: FTX società fondata dall’imprenditore Sam Bankman-Fried, forniva servizi ad hoc per lo scambio di criptovalute, gestiva in via separata il proprio Exchange FTX.US rivolto solo ai residenti USA e aveva sviluppato il proprio token FTT; proprio su quest’ultimo si concentrano le cause del capitombolo della società. Prima del fallimento la testata giornalistica Coindesk rilascia un articolo dichiarando che la società di trading Alameda Research deteneva una significativa parte del proprio patrimonio in FTT. Secondo alcuni ex dipendenti l’imprenditore di FTX intratteneva un relazione romantica con la responsabile di Alameda Research. A seguito di questa rivelazione l’Amministratore Delegato di Binance, colloso all’interno del mercato delle Criptovalute, dichiara, all’intero mercato, che Binance avrebbe liquidato la posizione sul token FTT. Tale dichiarazione ha generato un tale panico da causare un picco di richieste di prelievi dei clienti di FTX, che la piattaforma non fu in grado di rimborsare, generando una crisi finanziaria e di liquidità. In seguito alla crisi di liquidità FTX riceve una lettera di intenti per l’acquisizione proprio da Binance successivamente ritirata; l’11 novembre FTX presenta istanza di fallimento e circa un mese dopo Sam Bankman-Fried viene arrestato alle Bahamas ed estradato negli Stati Uniti con l’accusa di bancarotta fraudolenta e truffa aggravata. Come si può facilmente intuire, FTX ha dato inizio ad un’escalation che travolge e porta Blockfi, altro importante operatore del settore, al fallimento, aumentando ulteriormente la sfiducia degli investitori nel sistema. L’anno termina con Binance e il suo fondatore nonché Amministratore Delegato Changpeng Zhao finire sotto la lente di ingrandimento del dipartimento di giustizia americano con riguardo un’indagine sul riciclaggio di denaro.

Il 2023 di Binance

Nel 2023 la situazione peggiora per Binance che ha visto più di una dozzina dei suoi dirigenti abbandonare la società, oltre ad effettuare un taglio di organico di circa 1500 impiegati per diminuire i costi e far fronte al calo delle attività. Sebbene rivesta una posizione dominante nel mondo delle criptovalute il suo dominio sembra in declino; da inizio anno la gestione degli scambi è diminuita del 20%. Diversi nomi autorevoli del settore dichiarano che non sia possibile quantificare cosa accadrebbe al settore se Binance crollasse, anche perché molto spesso ha contribuito allo sviluppo di settore finanziando molti progetti di ricerca crittografici. Oltre a ciò, le implicazioni potrebbero riversarsi anche su X, precedentemente conosciuta come Twitter, di cui Binance è azionista. Inoltre, le indagini del dipartimento di giustizia americana continuano e potrebbero sfociare in accuse penali e multe miliardarie sia per la società che per il suo CEO. Oltre al dipartimento di giustizia, Binance deve affrontare anche le accuse della SEC, autorità americana proposta alla vigilanza del mercato finanziario, che accusa la piattaforma di aver operato illegalmente negli USA imputandole inoltre l’accusa di abuso nell’uso dei fondi dei clienti. In risposta a ciò la piattaforma ha completamente cessato le attività della piattaforma americana Binance.US con conseguente ricollocamento del personale. A luglio è arrivata, infine, la conferma dell’utilizzo di Binance da parte di banche russe sottoposte a sanzione. Le pressioni americane hanno portato alle limitazione delle attività in Russia che rivestiva uno dei mercati principali per l’azienda con la conseguente valutazione di cessione completa delle attività. Se l’abbandono dal management team potrebbe limitare i danni, il CEO sembra deciso a restare.

La necessità di una normativa

In un contesto simile sembra fondamentale l’intervento delle autorità per garantire la risoluzione di una chiara inefficienza di mercato: l’asimmetria informativa che vi è tra operatori e la totale mancanza di trasparenza delle piattaforme nei confronti del mercato e dei fruitori di servizi. Inoltre, se si reputa la decentralizzazione il vero punto di forza del mercato delle criptovalute, bisogna anche sì riconoscere la necessità di una normativa in grado di tutelare il sistema stesso dalle pratiche non conformi degli operatori che centralizzano il sistema. Si ricorda infine, che la presenza di una normativa forte ed efficace può limitare la crescente proliferazione del riciclaggio attraverso l’uso delle criptovalute.

Contatti

Mail

info@liucfinclub.com

Social
Social

Dove siamo

Indirizzo

C.so Matteotti 22, Castellanza (VA) 21053