L'impatto cinese in Africa

Premessa

La Cina ha dimostrato, grazie alla crescente domanda interna di materie prime, di investire sempre di più in Africa, continente che può garantire al governo di Pechino la possibilità di accedere a materie prime relativamente a basso costo.

Cronologia degli investimenti cinesi in Africa

In base agli studi degli economisti, si può facilmente determinare e riconoscere tre fasi di investimenti cinesi all’interno del continente africano. La prima svoltasi tra il 1850 e il 1950, riguarda il cosiddetto “commercio dei Coolie”. La crescente domanda di lavoro nelle nuove colonie africane dell’epoca ha portato alla tratta di manodopera poco specializzata tra Cina e i vari Imperi Coloniali, ricercando manovalanza tra i coolie, ovvero la casta più bassa della società cinese. La seconda fase di investimenti si articola tra il 1960 al 1980, nel pieno della guerra fredda. Il governo cinese cercò di consolidare i rapporti con i nascenti governi nazionalisti africani, incentivando le rivolte e cercando di ottenere un vantaggio futuro nei confronti dei Paesi atlantisti. La terza e ultima fase degli investimenti cinesi, inizia a partire dal 1990 e continua anche ai nostri giorni, con un apice raggiunto proprio negli ultimi dieci anni. In questa fase il governo cinese ha deciso di investire costruendo distaccamenti di compagnie direttamente su suolo africano, per assicurarsi il controllo di mercati per la costruzione di infrastrutture, per il commercio estero ed infine per l’estrazione di minerali e petrolio.

Le motivazioni

Quali sono le motivazioni che hanno spinto alla ricerca e alla attuazione di investimenti cinesi nel continente africano? 

Innanzitutto, il 1955 segna l’inizio dell’effettiva e regolamentata collaborazione tra il governo cinese e i Paesi del continente africano. Infatti, dopo la conferenza di Bandung, la Cina inizia a coltivare legami e offrire sostegno economico, tecnico e militare ai Paesi africani e ai movimenti di liberazione nel tentativo di unirsi a loro. Queste intenzioni sono rimaste immutate e ribadite nel convegno tra Cina e Africa tenutosi a Pechino nell’ottobre del 2000. La conferenza di Pechino, oltre che argomenti di carattere economico affrontò, anche altri aspetti, come la definizione di un modello educativo unitario e programmi di cooperazione internazionale futuri tra i Paesi africani e il governo cinese. Si potrebbe pensare che l’unica motivazione che spinga alla collaborazione con il continente africano sia per il governo cinese quella di ottenere le risorse e le materie prime necessarie per soddisfare la propria domanda interna, ma in realtà sussistono anche altri motivi che spingono gli investimenti nei confronti del continente africano. Le cause si riflettono in due principali ragioni: la prima in merito alla posizione internazionale che la Cina può assumere nel panorama globale grazie alla sua crescente posizione di influenza in Africa, la seconda riguarda la diretta influenza che il governo cinese ha sulle decisioni delle nazioni africane e di come esse possano essere influenzate per ottenere un ritorno economico e politico.

Come avvengono gli investimenti?

Gli investimenti cinesi si caratterizzano per la loro multilateralità e per l’elevata accondiscendenza che hanno nei confronti della politica locale. In effetti, la politica cinese è quella di portare al centro e di considerare l’aspetto economico degli investimenti, senza dare peso ad eventuali situazioni politiche o di carattere sociale. Materialmente gli investimenti avvengono tramite offerte di carattere economico, spesso attraverso prestiti agli amministratori locali. Questi hanno un tasso di interesse vicino allo zero, o in alcuni casi addirittura pari a zero, spesso permettono, di restituire il capitale attraverso il versamento di materie prime o risorse naturali. In Angola, ad esempio, con un’offerta di 2 miliardi di dollari, il governo cinese si è assicurato a discapito dell’India, un sito di distribuzione petrolifera precedentemente appartenente al gruppo Shell. Questa tipologia di investimenti è spesso ben accetta dai governi locali, proprio perché a differenza di proposte che arrivano da governi occidentali o dalle nazioni unite, non richiede l’attuazione di politiche “democratiche” e non si intromette nell’andamento politico della nazione.

Il giro di affari

La Cina risulta ad oggi, in base ai dati del 2020, essere la nazione con la presenza più ampia di industrie e società sul suolo africano; infatti, circa 1000 società attive e operanti sul suolo africano sono appartenenti e riconducibili al governo cinese. Il continente africano, inoltre, possiede un elevato tasso di FDI (Foreign Direct Investments), il più elevato tra i continenti mondiali, che sia aggira intorno al 40% degli investimenti complessivi, oltre che avere la maggior quantità di ritorno sugli investimenti, pari circa al 40%. Si prospetta che in futuro gli investimenti cinesi in Africa potranno raggiungere un valore pari a 100 miliardi di dollari. L’impatto di questi investimenti riguarda soprattutto la zona subsahariana, che presenta la costruzione e l’attivazione di una rete di investimenti collegata a cinquanta città africane, interconnesse fra loro.

Gli effetti

La critica presentata nei confronti di questi investimenti riguarda soprattutto gli effetti che questi ultimoi hanno e possono avere sull’andamento economico e sociale del Paese. Il rischio è che la Cina vada a sostituire i precedenti Paesi colonialisti, con un neocolonialismo sfrenato. Tra i principali effetti che questi investimenti causano nel territorio troviamo:

  • Effetti sociali: l’esponenziale crescita economica africana è dovuta anche e soprattutto alla presenza degli investitori cinesi. Nell’ultimo decennio, sono stati registrati numeri sorprendenti, inaspettati e impossibili da raggiungere con la sola forza economica delle nazioni africane. Inoltre, si è registrata una cancellazione del debito pubblico africano di almeno 10 miliardi di dollari, creando anche posti di lavoro, infrastrutture solide e durature e un sistema educativo che ha permesso ai Paesi africani di accedere a figure professionali come medici e ingegneri, fondamentali per lo sviluppo economico.
  • Effetti sul mercato: la presenza di investimenti cinesi ha determinato, specialmente nella zona dell’africa subsahariana, due principali effetti: l’aumento di competitività sul mercato estero, e l’aumento di competitività nel mercato interno.

Effetti sulla competitività: si articolano e riguardano nello specifico la possibilità di sviluppare sinergie in grado di porsi sul mercato estero per la realizzazione di prodotti in industrie specifiche. È il caso dell’Etiopia, che con gli investimenti cinesi, è diventata un importante centro di produzione tessile, utilizzato per la manifattura di prodotti da tutto il mondo.

Le sfide per il futuro

In conclusione, possiamo affermare che gli investimenti cinesi in Africa siano in costante crescita ed espansione. Nonostante i recenti rallentamenti dovuti alla crisi odierna dei mercati globali, il volume di affari non intende fermarsi per i prossimi anni. Le sfide future per il governo di Pechino sarà quella di riuscire a sviluppare maggiormente l’integrazione tra i lavoratori cinesi espatriati e quelli locali e adattare gli investimenti alle norme internazionali che regolano il commercio globale.

Contatti

Mail

info@liucfinclub.com

Social
Social

Dove siamo

Indirizzo

C.so Matteotti 22, Castellanza (VA) 21053